LA CONSERVAZIONE DELLE CELLULE STAMINALI CORDONALI IN BANCHE ESTERE

Dal 7 aprile 2005, esiste in Italia la possibilità per i genitori di esportare all’estero il sangue di cordone ombelicale prelevato al momento della nascita del proprio figlio Spesso però, soprattutto in internet, vengono fornite indicazioni molto generiche sull’utilizzo possibile delle cellule staminali e ciò può generare false speranze su un uso futuro di queste […]

Serena
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Dal 7 aprile 2005, esiste in Italia la possibilità per i genitori di esportare all’estero il sangue di cordone ombelicale prelevato al momento della nascita del proprio figlio
Spesso però, soprattutto in internet, vengono fornite indicazioni molto generiche sull’utilizzo possibile delle cellule staminali e ciò può generare false speranze su un uso futuro di queste cellule.

Le uniche applicazioni delle cellule staminali emopoietiche del sangue del cordone ombelicale sono la terapia di malattie ematologiche ed immunologiche in età pediatrica. Inoltre è importante sapere che i controlli effettuati sulle banche in Italia, secondo i requisiti della Direttiva Europea, danno un’estrema sicurezza sulle procedure di conservazione delle staminali estratte da cordone ombelicale e quindi sulla loro assoluta idoneità ad essere utilizzate in caso di necessità, come anche sulla qualità delle staminali stesse, differentemente da quanto avviene per le banche private estere.

La conservazione all’estero garantisce quindi una sicurezza in più solo a livello psicologico o di assoluta compatibilità nel caso in cui, in futuro, il nascituro debba averne bisogno. Si è comunque visto che, in caso di conservazione autologa (per uso personale), solo un caso su 25.000 utilizzerà nel corso della vita le proprie staminali.

Le statistiche dimostrano inoltre che se si dona il sangue del cordone in Italia, e quindi non lo si conserva per sé all’estero, si ha il 98-99% di possibilità di tornare in possesso delle proprie cellule staminali, qualora se ne presenti la necessità, questo perché la compatibilità tra il proprio sangue cordonale e quello del bambino è massima.

Nel caso, remoto, in cui quell’unità sia stata utilizzata per un altro bambino, si potrà comunque usufruire di altre unità compatibili presenti in una delle 16 banche italiane, per questo è importante che le mamme donino: è un atto di generosità e al tempo stesso una (reale) sicurezza per i propri figli. L’Ordinanza del Ministero della Salute del 13 aprile 2006 prevede che per esportare il sangue di cordone ombelicale presso una banca estera si intraprendano due procedure distinte e non legate tra loro:

  • La mamma deve effettuare gli esami del sangue per accertare la negatività ai virus dell’epatite B, C all’HIV durante l’ultimo mese di gravidanza. Una volta in possesso del referto, si recherà presso la Direzione sanitaria della struttura ove avverrà il parto e richiederà a quest’ultima la certificazione della negatività dei suddetti esami e “la rispondenza del confezionamento (del kit in cui avverrà la raccolta del sangue cordonale) ai requisiti previsti i materia di spedizione e trasporto di materiali biologici” (Ordinanza Ministeriale del 13-4-2006).

 

  • Con il Centro Nazionale Trapianti la mamma effettuerà invece un counselling (colloquio) telefonico, volto a capire le motivazioni della scelta e a fornire spiegazioni e chiarimenti qualora se ne presentasse la necessità. Al termine del colloquio la mamma riceverà conferma sia per e-mail che per fax dell’avvenuto counselling. L’ulteriore passo prevede che sia la certificazione rilasciata dalla Direzione Sanitaria che l’attestazione dell’avvenuto counselling rilasciata dal CNT, vengano inviati, con una richiesta di autorizzazione all’esportazione, al Ministero della Salute tramite posta raccomandata. E’ importante che la richiesta di autorizzazione pervenga agli uffici ministeriali almeno tre giorni lavorativi prima della data presunta di partenza del campione, cioè della data presunta del parto.
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