IL TRAPIANTO AUTOLOGO O AUTOTRAPIANTO

Un paziente con neoplasia chemioradiosensibile (ovvero che risponde alla chemio e alla radioterapia) è un potenziale candidato al trapianto autologo. Nella strategia terapeutica di neoplasie ematologiche e di alcuni tumori solidi chemioradiosensibili. Sorgenti delle cellule staminali per l’autotrapianto: Espianto del midollo osseo in anestesia generale aspirazioni multiple a livello delle spine iliache postero-superiori. Dose di […]

Serena
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Un paziente con neoplasia chemioradiosensibile (ovvero che risponde alla chemio e alla radioterapia) è un potenziale candidato al trapianto autologo. Nella strategia terapeutica di neoplasie ematologiche e di alcuni tumori solidi chemioradiosensibili.

Sorgenti delle cellule staminali per l’autotrapianto:

  • Espianto del midollo osseo in anestesia generale aspirazioni multiple a livello delle spine iliache postero-superiori. Dose di cellule da prelevare per garantire il ripristino dell’emopoiesi: 2.0X108 per kilogrammo di peso del paziente.

 

  • Raccolta di cellule staminali periferiche: procedura introdotta in anni recenti e basata sulla dimostrazione che il numero di cellule staminali presenti nel sangue periferico è irrilevante in condizioni basali, ma aumenta significativamente nelle fase di ripresa midollare dopo chemioterapia o dopo somministrazione di G-CSF (fattore di crescita che incrementa la produzione midollare).
    Usualmente per la raccolta il paziente riceve una chemioterapia intensiva utile per il controllo della sua neoplasia e a distanza di quarantotto ore dal termine della chemioterapia il G-CSF. Il valore delle cellule CD34+ viene determinato giornalmente con l’impiego di un citofluorimetro e quando il valore assoluto di cellule staminali è superiore a 20/µl viene eseguita la prima leucaferesi, utilizzando per la raccolta un adatto separatore cellulare.
    Il numero di leucaferesi cui viene sottoposto il paziente per ottenere la dose necessaria di cellule staminali varia da 1 a 3. La dose di cellule staminali adeguata per garantire il ripristino dell’emopoiesi è di 4.0X106 cellule staminali per kilogrammo di peso del paziente.

Le cellule staminali raccolte possono essere conservate:

  • mantenute a +4°C (conservazione in fase liquida) e infuse entro 24-40 ore. Il trapianto con cellule conservate sarà possibile quando si utilizza un regime di condizionamento la cui azione citotossica è concentrata in un breve lasso di tempo.
  • conservate a -195°C in azoto liquido (cellule criopreservate); il trapianto con cellule criopreservate consente l’esecuzione di un regime di condizionamento di più lunga durata.

 

Fasi del trapianto autologo:

  • stimolazione tramite G-CSF (fattore di crescita) del midollo finalizzato alla raccolta delle cellule
  • espianto dal midollo/raccolta da sangue periferico
  • Purging in vitro: si tratta di una procedura di decontaminazione che viene talvolta eseguita poiché la sospensione di cellule staminali raccolte potrebbe contenere cellule neoplastiche eventualmente in grado di determinare una possibile recidiva della malattia. I mezzi impiegati a tale scopo sono fisici (elutriazione, fototerapia), chimici (incubazione in vitro con alchilanti o antracicline) ed immunologici (anticorpi monoclinali, anti-CD20, immunotossine, biglie magnetiche).
  • conservazione(+4°C)/criopreservazione(-195°C in azoto liquido)
  • fase di condizionamento del ricevente tramite chemioradioterapia (entrambe o meno)
  • infusione delle cellule staminali raccolte.

Il prelievo di cellule staminali emopoietiche dal midollo osseo per il trapianto autologo (dei tessuti propri dell’individuo), permette la ripresa dell’emopoiesi, ossia la formazione degli elementi cellulari del sangue, senza problemi di rigetto. È necessaria, a tale scopo, la somministrazione di dosi di chemioterapia e radioterapia.

Il trapianto autologo (o autotrapianto) consiste nella reinfusione del proprio midollo, che era stato precedentemente conservato congelato in genere in azoto liquido (- 195 °C). Tale procedura non presenta, ovviamente, ostacoli legati alla istocompatibilità o al rigetto. I risultati terapeutici sono legati all’assenza di cellule neoplastiche, cioè tumorali, nella popolazione reinfusa e dipendono fondamentalmente dalla capacità di ottenere l’eradicazione totale del residuo tumorale dalle altre sedi dell’organismo grazie al regime di condizionamento pre-TMO impiegato.

L’autotrapianto trova la sua principale indicazione negli stati avanzati di alcune neoplasie solide dell’età pediatrica a prognosi severa o scarsamente responsiva al trattamento antitumorale tradizionale. Dal punto di vista pratico, l’autotrapianto costituisce una procedura largamente applicata e standardizzata in tutte le sue fasi: modalità di prelievo, conservazione, valutazione quantitativa delle cellule staminali necessarie e sufficienti alla ematopoiesi, cioè al nuovo processo di formazione delle cellule del sangue.

Molti teams trapiantologici sono comunque tuttora impiegati nella identificazione della migliore tecnica detta purging per purificare la sospensione midollare prelevata al fine di infondere un midollo ”pulito”. È opinione condivisa da molti ematologi, che tuttora il ruolo dell’Autotrapianto nelle Leucemie Acute è da discutere soprattutto fintantochè non sarà disponibile un purging sicuro ( il purging è una tecnica di laboratorio che permette una pulizia da eventuali cellule leucemiche con lo stesso fenotipo delle cellule staminali) e resterà indispensabile la reazione immune contro le cellule leucemiche (GVL = Graft versus Leukemia), caratteristica del trapianto allogenico.

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